Brian, il barbiere di Sant’Agnese

Fra i musicisti che si esibiranno al Concerto dai Balconi di Terni il 13 ottobre c’è anche Brian, 23enne dominicano, che a Sant’Agnese fa il barbiere, in modo non convenzionale. Amato dai giocatori della Ternana per la sua capacità di disegnare i capelli a colpi di macchinetta e rasoio, e rapper da migliaia di visualizzazioni col nome d’arte di  B-cool El Sinfonico.

Braccia tatuate e muscolose, lunghi capelli coi dreadlock raccolti sotto a un cappellino, collana al collo e in sottofondo, una musica latina che fa ballare i suoi clienti. Siamo nel negozio di Brian, meglio conosciuto come ‘El peloquero’, giovane barbiere di Santo  Domingo che ormai da qualche anno lavora sul limitare del quartiere di Sant’Agnese, nel punto in cui le case si affacciano sulla trafficata via Curio Dentato.

A colpi di macchinetta e rasoio, traccia fra i capelli piccole opere d’arte, precisi disegni che in breve tempo gli hanno dato la fama in tutta Terni, tanto da essere scelto come “barbiere ufficiale” dai calciatori della Ternana.

Ma anche un rapper, noto col nome d’arte di  B-cool El Sinfonico, che ha all’attivo almeno 100 pezzi, molti dei quali corredati da accattivanti video (in alcuni casi con una insospettabile Terni a fare da sfondo), un canale Youtube dedicato e migliaia di visualizzazioni. Grazie a una passione che lo porterà a esibirsi al Concerto dei balconi organizzato nel ‘suo’ quartiere sabato 13 ottobre, a suon di free style latino.

A prima vista, gli stereotipi per tracciare il ritratto del ‘tipico’ dominicano, tutto forza e ritmo, ci sono tutti.

Ma appena inizi a parlarci ti rendi conto che Brian è anche un filosofo e, nonostante la sua giovane età – 23 anni appena – ha una forte coscienza di sé e le idee ben chiare sul suo futuro.

“Ho iniziato a lavorare qui nel 2014 e allora nessuno a Terni tagliava i capelli come me, facendo questo tipo di disegni, tipici della mia cultura. Si facevano solo le sfumature. Un giorno poi, attraverso un’amica comune, è venuto nel mio negozio il calciatore Salif Dianda (centrocampista ivoriano che poi ha lasciato la Ternana nel 2016), ma io nonsapevo chi fosse, ed è rimasto colpito dalla mia creatività. Il giorno dopo, alle 7, c’erano sei macchine parcheggiate davanti alla mia vetrina: erano altri giocatori della prima squadra, venuti anche loro a farsi tagliare i capelli da me. Da lì ho cominciato a farlo regolarmente, poi sono arrivati anche tutti quelli della Primavera, e sono andato anche da loro in ritiro, in albergo, visto che non potevano uscire il giorno prima della partita”.

La cosa gli dà una certa notorietà in città, visto che la Ternana è considerata da tutti come una vera istituzione, e lancia la sua carriera di barbiere non convenzionale, iniziata in pratica quando era solo un bambino.

“Sono venuto in Italia nel 2009 con i miei genitori, da Santo Domingo a Terni senza tappe intermedie, poi mi sono iscritto al liceo scientifico e quindi all’università – a Ingegneria dei sistemi – ma nel frattempo ho sempre tagliato i capelli, da quando avevo 12 anni. Per me è un’arte. Ho avuto sempre questa passione. Col tempo ho capito che potevo aiutare le persone non solo a vedersi bene ma anche a sentirsi bene. Ho imparato ad ascoltarle, a capirle. I primi tempi che ero qui, mentre ancora andavo a scuola, facevo il barbiere a domicilio. Prendevo la bici e andavo a casa della gente. Non ho frequentato nessun corso tecnico, mi sono formato così, in maniera spontanea. Così il mio hobby è diventato un mestiere. A 18 anni già lavoravo”.

Di pari passo, anche in questo caso dall’età di 12 anni, Brian ha coltivato e alimentato la sua vocazione per il rap. “Mi è sempre piaciuto scrivere composizioni, il potere dell’espressione, combinare parola, poesia e rime. È bello dare un messaggio, raccontare una storia che alla fine ti fa capire qualcosa.

Da piccolo scrivevo soltanto, poi al liceo ho cominciato a rappare, a fare free style, non mi stancavo mai. Poi un amico mi ha detto: ‘Perché non lo fai veramente?’. Così, nel 2015 sono andato in uno studio di registrazione, a Santo Domingo, e da lì la mia avventura è cominciata. Rap romantico, rivoluzionario, house, brani da discoteca, temi di protesta, storie d’amore: ho toccato tutti i generi. In questo momento sto lavorando a un mix tape – ‘Visionary seven’ – con un intreccio fra italiano e spagnolo. La mia canzone preferita s’intitola ‘Tropical’: parla di un ragazzo latino che abita in Europa e dice a una ragazza del posto: ‘Vieni a conoscere quello che siamo veramente, quello che magari la gente non ti fa vedere’, che va oltre le notizie dei Tg. Non siamo ricchi, ma abbiamo un bel sorriso, che ti può arricchire ancora di più. Per andare oltre gli stereotipi. 

Il sistema in cui viviamo ci ha messo in testa che ci sono i neri e i bianchi, i cattivi e i buoni, invece siamo tutti solo esseri umani.

Tutti i giorni, davanti a me ho decine di persone che vengono da tutto il mondo e dalla loro storia di vita possono trarre una conclusione personale. Se la gente cominciasse a guardare quello che c’è oltre l’orizzonte si lamenterebbe di meno. Il mondo nel corso della sua storia ha affrontato tante battaglie e oggi ci lamentiamo di come stiamo, ma se qualcuno che ha fatto la guerra nel 1945 ci vedesse ora direbbe che il nostro è il paradiso. Io non guardo indietro, non guardo chi sta bene e chi sta male, cerco di andare avanti, di curare quelli che stanno intorno a me, di coltivare le mie capacità”.

Un proposito valido anche per il futuro, rispetto a cui Brian ha dei propositi precisi: diventare un ‘businessman del capello’ e aprire una catena di negozi barber shop ‘a portata di mano’ per gli uomini.

“Come dico in una mia canzone, ‘sono un pazzo visionario, con piani di essere miliardario’. In modo relativo, ovviamente, perché la ricchezza non è quella che si ha nelle tasche. Miliardario, perché vorrei essere felice, facendo felici le altre persone. Sarò grande, sono così tanto sicuro di me, così convinto, che so che ci arriverò. La convizione è la prima cosa. Perché ho spirito d’iniziativa, un qualcosa dentro che mi spinge a farlo. Voglio aiutare le persone, far capire che ‘si può’, in una società dove ci dicono di no e ci chiudono le porte. Noi, giovani pazzi, noi sì possiamo farlo”.

 

di Francesca Mancosu

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